lunedì 18 marzo 2013

'60s

...non è un mistero che io ami gli anni 60/70... forse per l'atmosfera, forse per i colori, soprattutto per la musica.
Pare che la strepitosa moda di quegli anni stia tornando; personalmente non vedo l'ora di rivedere negli scaffali pantaloni e jeans a zampa di elefante, casaccone ipercolorate, stivali di colori improponibili e le mie adorate zeppe. Ditemi che sono poco sensuali, ditemi che sono poco eleganti...non mi interessa, le adoro!

Ho deciso di dedicare qualche pezzo a quel ventennio adorato, chiamando ogni pezzo col titolo di una canzone che mi ha ispirato.





Finalmente, grazie al mio adorato archetto da traforo, posso trwasferire i miei disegni sulla lamina di metallo!
Da quando ce l'ho per le mani, è un continuo traforare, segare...



In questo caso è stata l'incisione acida a consentirmi di disegnare sul metallo...

 (In the Court of the Crimson King, che contiene "Moonchild", uscì nell'ottobre del 1969 e fu il primo album dei King Crimson. L'album fu un successo: persino Pete Townshend,  chitarrista degli Who, lo definì "un capolavoro assoluto".)






Qualche volta, oltre all'incisione chimica, aggiungo un tocco di colore. Giusto qualche linea...




A volte mi basta la sola patina.




 

lunedì 11 marzo 2013

Onda, su onda...

...in effetti la mia vita è caratterizzata da ONDE.
Vivo in riva al mare, ho studiato il mare, abbraccio onde sonore, colgo lunghezze d'onda... il mio stesso umore, mi dicono, oscilla come in balìa delle onde.
Anche il metallo diventa attraversato da onde, da creste e valli che si ripetono rincorrendosi sulla sua superficie... stanno lì a raccogliere la luce per restituirci le ombre, stanno immobili ma in perpetuo movimento.
 

Aquiloni


A volte si prestano ad essere cosparse di colore, delle altre volte si lasciano patinare.

Waves


Tutte le volte, comunque, mi assecondano nei miei sforzi per descrivere uno spazio e tracciare un'immagine.

Tatlin's Towers


domenica 10 marzo 2013

Riflessioni post 8 marzo.

...non c'è molto da dire su cosa significhi essere donna.
O meglio: ci sarebbe moltissimo da dire, ma è talmente tanto che potrebbe essere preferibile dare l'esempio piuttosto che parlare. Forse anche per pigrizia.
Oppure, se si decide di parlare bisogna scegliere per bene le parole, perchè le parole sono importanti e troppo spesso vengono usate male.
Essere una donna in questo mondo dominato dalla velocità e dall'apparenza, significa misurarsi ogni giorno con situazioni al limite del paradosso: per un verso si parla di emancipazione, di diritti, di uguaglianza, di amore; per un altro verso invece la tendenza è troppo spesso quella di cancellare tutte le peculiarità e le sfumature che rendono DIVERSE le donne. C'è la tendenza all'omologazione anche in questo, nel modo di vivere la sessualità e la socialità. Ci dicono che la società spinge all'individualismo, al relativismo. Non è vero. A parer mio la società spinge verso l'omologazione e l'appiattimeno su un modello di comodo, su un'interiorità spicciola e banale, su un livello "base" sul quale adagiarsi tanto con disinvoltura quanto con superficialità.
Le donne devono lottare contro violenze fisiche, sociali, psicologiche. Essere donna significa dovere subire sguardi compiaciuti che si aspettano di essere ricambiati con sguardi compiacenti.
Essere donna significa esserlo da sole o in una coppia.
Io ho sempre desiderato essere "la sua compagna", perchè ho sempre ritenuto offensivo essere "la sua donna". Fino a quando però non ho sentito pronbunciare la frase "la mia donna" nel modo giusto, e ne ho colto un senso nuovo. Quella è diventata una frase che lasciava sottintendere tutto quello che è l'universo di una donna e solo il suo, le cose che la rendono DIVERSA, le cose che la rendono speciale. Perchè voglio essere protetta per quello in cui sono più fragile, voglio essere accompagnata nei sentieri che non conosco. Voglio essere osservata perchè è anche bello esercitare un po' di vanità, voglio essere una complice, un soldato o una spia. E volgio fare lo stesso quando posso essere io, quella forte.
Perchè le donne, sempre, hanno una forza insospettabile. Una forza DIVERSA.





martedì 5 marzo 2013

Fiaba

Ogni tanto sono troppo soddisfatta di qualcosa. 
Di questa "Fiaba", per esempio.

Avevo un sasso di ambra baltica di un colore strepitoso, ma dalla forma un po' strana: a metà tra una luna ed una patata, una sorta di virgola celeste incrociata con un tubero. 
"Due cose così distanti - un satellite ed un tubero, appunto - non dovrebbero esistere nello stesso elemento", pensavo, ma fu presto chiaro che sbagliavo. "Dopo tutto, l'uomo è arrivato proprio sulla luna, ne ha calpestato il suolo, ci ha saltellato sopra... ma quanti uomini sono invece molto vicini ad un tubero? Tantissimi." Questa riflessione amara mi fece ricredere sul mio sasso. Improvvisamente mi sentii fortunata ad avere tra le mani una gemma tanto terrestre, tanto reale. Per di più con tante cose da raccontare (l'ambra è una resina fossile).
Però nacque un secondo problema: troppo terrestre, troppo reale, bisognava SOGNIFICARLA. Come si può appiccicare un po' di fantasia ad una gemma così... coi piedi per terra? Mi concentrai sulla parte più nobile del suo aspetto: Luna (senza nulla togliere alla patata).
"Deciso, quindi. Sei una Luna. Ma siccome rimani sempre anche un po' patata, sarai Luna calante, vorrai sempre correre verso la parte più buona e genuina di te stessa. Calerai verso la terra, cercherai sempre la tua parte "patata". Ora ti serve un Cielo."
"E però come si fa mettere un Cielo accanto ad una Luna-Patata? Si sentirebbe superiore, farebbe il gradasso." Il cielo fu presto ridimensionato: sarebbe stato più piccolo della Luna-Patata.
Trovai il Turchese giusto per un cielo non ancora notturno, perfetto per una luna calante un po' malinconica e sbarazzina. 
Come montare questa Fiaba? 
Con un filo magico, un filo d'argento, che fosse prezioso e abbracciasse le pietre... e il collo di chi vorrà raccontare questa fiaba.

E anche il retro della collana partecipa alla storia: con una curva elegante che sostiene il cielo turchino, una curva che è un po' carezza, un po'  amo per acchiappare sogni.





Così è nata "Fiaba", la prima collana in argento, la prima collana con saldature. 
Nata da un'idea, da un disegno e soprattutto dalla solita imprescindibile follia.